Celebrazioni del XIV Settembre 1860

 Celebrazioni del XIV Settembre 1860

I FATTI STORICI:

Dopo le tragiche vicende del 20 giugno 1859 Perugia e l’Umbria dovettero attendere oltre un anno prima di essere liberate ed annesse al Regno d’Italia.

L’11 settembre 1860 l’armata d’operazione per l’Umbria e le Marche, agli ordini del generale Fanti, varca il confine pontificio nelle Marche e nell’Umbria.

L’esercito regio si componeva del IV Corpo agli ordini del generale Cialdini, forte di 3 divisioni, e dal V Corpo agli ordini del generale Della Rocca, forte di 2 divisioni. Gli effettivi erano alquanto ridotti: i battaglioni avevano una forza di circa 400 uomini; alcune brigate, come la Pistoia e la Bologna, avevano 4 battaglioni anziché 8, e la Parma 6 battaglioni. Nell’insieme, le 5 divisioni riunivano una forza di 33.000 uomini con 78 cannoni e 2500 cavalieri. Di fronte ad essi, l’esercito d’operazione pontificio era forte di 3 brigate, di 4 o 5 battaglioni, una batteria d’artiglieria e uno squadrone di cavalleria ciascuna; circa 9000 uomini, più una riserva di 1500 uomini; complessivamente dunque 10 500 uomini con 30 cannoni e 500 cavalieri. Il rapporto delle forze era dunque da uno a tre o poco meno.

L’11 settembre l’esercito piemontese con un nutrito gruppo di volontari tifernati, insieme alla Brigata Granatieri di Sardegna, ad una batteria di artiglieria e al 16° battaglione di bersaglieri, provenienti da Sansepolcro e comandati dal generale Carlo Camerana, giunsero a Città di Castello.

Il 12 settembre, venne costituito un “Commissariato generale straordinario per le province dell’Umbria”, affidato al marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, con il compito di amministrare le ex delegazioni pontificie umbre e dirigere la delicata fase di transizione che ne avrebbe accompagnato il processo di annessione al Regno.

Il 14 settembre 1860 i granatieri e i bersaglieri al comando del generale Marco Gerbaix de Sonnaz liberarono Perugia dalle truppe pontificie guidate dal generale Leone La Moricière e dal generale Schmid.

Il 16°Battaglione Bersaglieri fece irruzione da Borgo Sant’Antonio e il 1° e 2° Reggimento della Brigata Granatieri di Sardegna da Porta Santa Margherita (il Corpo dei Granatieri fu insignito della Medaglia d’Argento – Decreto 3 ottobre 1860 – Per essersi distinto alla presa di Perugia. 14 settembre 1860)

LA PRESA DI PERUGIA:

Le fasi della battaglia sono meticolasamente descritte dal Bers. Prof. Arnaldo Fortini nello scritto allegato.

La città di Perugia era occupata da 400 uomini a cui si aggiunsero altri due battaglioni del generale ponficio Anton Schmid di 1000 uomini, provenienti da Città della Pieve.

Oltre 6000 uomini avevano le truppe piemontesi.

La battaglia durò 3 ore.

Nel fatto d’arme caddero 11 militari piemontesi ricordati in un ceppo commemorativo – di recente ripulito – al cimitero monumentale di Perugia:

LA LIBERAZIONE DI PERUGIA
DAL SECOLARE DOMINIO DEI PAPI
BREVE, MA RICORDEVOLE IMPRESA
DELLE ITALIANE MILIZIE
COSTO’ LA VITA
NEL XIV SETTEMBRE MDCCCLX
AI VALOROSI
TANCREDI RIPA DI MEANA CAPITANO
ZAMBERTO TAMBURO MAGGIORE
RICCHIARDINO E SCANO CAPORALI
CARMINATI E GENONI CANNONIERI
RE ED ORSI BERSAGLIERI
BRAMBILLA, CERRUTI E RESTELLI GRANATIERI
O EROI DEL NOSTRO RISCATTO
VIVRETE NEL CUORE DEI PERUGINI
MENTRE CHE DELLA RICONQUISTATA LIBERTÀ
DURI LA MEMORIA

DECRETO COMUNALE XX GIUGNO MDCCCLXXXIX

IL CASO SANTI:

La liberazione di Perugia fu funestata dal caso Santi. Il 14 settembre, da una finestra di una casa o da un vicolo adiacente la Chiesa di San Donato in Via Vecchia, partì una fucilata che uccise il capo tamburo dei granatieri (corretto bersaglieri). I commilitoni, in base alla indicazione di una sola persona, arrestarono il parroco Don Baldassarre Santi, che finì davanti ad un improvvisato tribunale di guerra. Il sacerdote certamente conosceva chi era stato a compiere il gesto sconsiderato; ma per la veste che portava non poteva fare una simile delazione. Fu condannato a morte, ed il 15 settembre mattina, condotto a capo del Corso, ove si recò leggendo serenamente il breviario. Prima di morire gli fu chiesto se avesse desiderato qualche cosa e rispose: Lasciatemi finire le orazioni. Una scarica lo abbatté fra gli urli inumani della folla che assisteva. La sorella del prete, che viveva con lui, impazzì dal dolore, e finì i suoi giorni al manicomio.

Ottorino Gurrieri, Storia di Perugia, Edizioni Grafica, Perugia 1974

LE IMPRESE EROICHE DEL SERGENTE GIOVANNI RUGGIA:

Il sergente del 2° Reggimento genio, Giovanni Ruggia, ebbe un ruolo importante nella presa di Perugia.

Armato di ascia, sotto i colpi di artiglieria dei pontifici, praticò un buco nel legno nella Porta Santa Margherita, aprendo la strada ai granatieri che fino a quel momento avevano incontrato una forte resistenza.

Una volta che i granatieri penetrarono in città, una parte del contingente, ebbe l’ordine di posizionarsi in Borgo San Pietro per tagliere la fuga ai pontifici, arroccatisi all’interno della Rocca Paolina.

Anche in questo frangente, il Ruggia si distinse per coraggio e sprezzo del pericolo. Trovandosi in Piazza San Domenico, sfondò il portone della caserma dei pontifici, facendo oltre 50 prigionieri tra gli artiglieri papalini.

Per questi atti di valore gli venne conferita la medaglia d’oro al valore, attribuitagli con decreto del 1° ottobre 1860 e la cittadinanza onoraria.

Il 4 giugno 1905 fu posta una lapide nella Caserma Biordo Michelotti di Perugia, il giorno della festa dello Statuto del Regno, che recita: “Il XIV Settembre MDCCCLX qui intimò la resa agli artiglieri pontifici il sergente del 2° Reggimento genio, Giovanni Ruggia, da Romano Canavese, che per primo apertosi un varco per l’oppugnata Porta S. Margherita, l’aveva dischiusa alle armi liberatrici, impavido sfidando la morte. A lui fu premio la medaglia d’oro al valor militare. Ad onore ed esempio del 21° Reggimento di fanteria, il IV giugno MCMV pose”.

L’ANNESSIONE DI PERUGIA ALL’ITALIA:

Il 4 e 5 novembre 1860 si tenne il plebiscitoper l’annessione al Regno.

L’annessione dell’Umbria al Regno fu giuridicamente perfezionata il 17 dicembre 1860 con il regio decreto n. 4501, che il Pepoli pubblicò nella “Gazzetta officiale per le provincie dell’Umbria” n. 104 del 30 dicembre.

LA TOPONOMASTICA CITTADINA:

Nel medioevo non vi erano intitolazioni stradali incise su targhe, tali intitolazioni furono adottate soltanto nel XVIII secolo, come pure la numerazione civica generale e progressiva.

Infatti, un editto napoleonico del 1810 prescriveva di assegnare i nomi alle vie. In precedenza a Perugia per l’indirizzo e la residenza si faceva riferimento alla Porta e alla parrocchia di appartenenza (indicazione di prossimità).

La “propaganda” postunitaria accellerò l’intitolazione di strade e piazze agli eroi e alle vicende storiche risorgimentali.

Così Via Sant’Antonio prese il nome di Corso Bersaglieri – In memoria dell’ingresso delle truppe italiane in Perugia nel 14 settembre 1860, e singolarmente del corpo dei Bersaglieri che presero quella parte.

Via del Campo di Battaglia, dall’angolo del palazzo Salvatori nel Corso di P. Romana fino alla barriera di Porta Sole e Pesa), prese il nome di Via XIV settembreIn memoria dell’ingresso delle truppe italiane per la liberazione politica di Perugia avvenuta il 14 settembre 1860.

Per commemorare la ricorrenza dei 50 anni della presa di Perugia, il 14 settembre del 1910 fu posta la prima pietra per la costruzione del nuovo ospedale in Monteluce che fu chiamato Policlinico 14 settembre 1860. L’Ospedale vi fu trasferito nel 1923.

MEMORIE PER IL FUTURO:

Il 14 settembre 1860 è una data che nel corso degli anni ha perso significato e valore.

Per questo l’Associazione Borgo Sant’Antonio Porta Pesa ha deciso di sostenere l’Associazione Nazionale Bersaglieri nel ricordare fatti e vicende che hanno contrassegnato la storia di Perugia nel periodo risorgimentale.

Da oltre 10 anni si festeggia in Corso Bersaglieri questa ricorrenza.

Per l’occasione è stato coniato il titolo “Memorie per il Futuro”, perché quei fatti storici siano di esempio e di stimolo per un nuovo “risorgimento” della città di Perugia sotto l’aspetto culturale, sociale e di valorizzazione turistica del centro storico.

Grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna, al supporto del Comando regionale dell’Esercito italiano e alla volontà dell’Amministrazione comunale di rivalutare il 14 settembre 1860, è stato possibile conservare la memoria di quei fatti e di riproporli, oggi, in una serie di iniziative che coinvolgono i cittadini e i luoghi della città.

In quest’ottica si sta lavorando alla istituzionalizzazione dei festeggiamenti e alla costituzione del “Comitato celebrativo del 14 settembre 1860”.