Aspettando la Festa di Sant’Antonio abate
Borgo Sant’Antonio – Perugia – 14 gennaio 2024
Il prossimo 14 gennaio si celebrerà in Corso bersaglieri la tradizionale Festa di Sant’Antonio abate.
Tante le novità di quest’anno che riguarderanno in particlar modo la figura del Santo eremita e la processione in Suo onore.
Tra qualche giorno Vi sveleremo il programma della Festa 2024, intanto Vi forniamo alcune indicazioni storiche per meglio inquadrare lo stretto legame che unisce il Borgo a Sant’Antonio.
Sant’Antonio e il porcellino
Nello slargo adiacente la chiesa dedicata al Santo è collocato, sin dal medioevo, un porcellino in pietra che richiama la presenza in loco dei Canonici regolari di Sant’Antonio da Vienne.
Posto su un rocchio di colonna romana, il porcellino è uno dei simboli iconografici legati alla figura di Sant’Antonio abate, protettore degli animali.
Perché un maialino è rappresentato ai piedi del santo?
Il santo, vissuto tra III e IV secolo d. C., è una delle figure più rappresentative del monachesimo cristiano in Egitto. Poco attratto dalla vita mondana e dalle ricchezze, si spogliò dei suoi beni, donandoli ai poveri e si ritirò in meditazione nel deserto. Qui, in solitudine, intraprese la via della perfezione e lottò contro varie tentazioni e le vinse.
Secondo la tradizione, il demonio lo avrebbe tentato più volte, apparendogli sotto forma di un porco, animale che per la Chiesa incarna molti degli aspetti più bassi dell’anima umana, come l’ingordigia, la lussuria e la sporcizia. Per questo motivo, nell’iconografia cattolica Sant’Antonio Abate è raffigurato con un maialino ormai ammansito ai piedi, a simboleggiare la vittoria dell’eremita contro le tentazioni. Nei secoli, però, l’importanza del maiale nella cultura contadina ha progressivamente cambiato il significato di quest’immagine e il santo si è trasformato, da vincitore sul verro-diavolo, a protettore del maiale-amico e, per estensione, di tutti gli animali domestici.
A tal punto il maialino di Sant’Antonio era considerato una presenza benefica che, a partire dall’XI secolo, i monaci della congregazione religiosa degli “Antoniani” iniziarono a curare i malati del cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio” (Herpes Zoster) con unguenti preparati con il grasso dei maiali che allevavano nei loro monasteri. Maiali che, dotati di un collare con campanellino, potevano anche uscire dai conventi e scorrazzare liberamente nei centri abitati – benché la cosa fosse normalmente proibita – perché erano ritenuti amici della comunità (si nutrivano degli scarti alimentari buttati per strada), e non un disturbo.
Dunque il porcellino da demone ad amico inseparabile del Santo.
Al porcellino è stata dedicata nel 2023 la piazzetta adiacente alla chiesa.
La processione di Sant’Antonio abate al Borgo
L’attuale processione con la statua di Sant’Antonio abate ha sostituito l’antica processione dell’Ascensione che dalla chiesa parrocchiale raggiungeva prima la Cattedrale e poi la chiesa di San Francesco al Prato, accompagnata dalle Confraternite di S. Antonio abate, di San Giovanni Battista e del Crocifisso di Santa Maria Nuova.
L’uso di portare la sacra immagine della Vergine Maria in processione risale probabilmente ai primi anni del XVIII secolo, quando venne rifondata la Compagnia delle Donne di Dio a seguito della soppressione voluta dagli Olivetani nel 1697.
La precedente Confraternita delle Donne di Dio svolse un ruolo molto importante nella cura e ospitalità degli infermi, collaborando con la Confraternita di Sant’Antonio abate.
A questa Confraternita femminile si deve la commissione al pittore Giovanni di Pietro detto lo Spagna della Natività, oggi esposta al Museo del Louvre, che si trovava nella chiesa.
Per la processione dell’Ascensione veniva portata in spalla la statua in legno della Vergine Maria – oggi scomparsa – sotto un baldacchino di colore celeste riccamente decorato. Le donne del Borgo provvedevano alla vestizione della statua con abiti da contadina e ornamenti.
All’ingresso della chiesa parrocchiale è possibile vedere – all’interno di un armadio/ teca – quello che rimane del tessuto e dei ricami dell’originale baldacchino processionale.
La statua della Vergine veniva tenuta nella cappella a Lei dedicata nella chiesa di Sant’Antonio abate
Tuttavia, le prime testimonianze di una processione al Borgo si rifanno al sec. XV allorquando si stabilirono nella chiesa e nelle case annesse i religiosi canonici regolari dell’ordine di Sant’Antonio abate.
Nel 1456 fu stabilito dal magistrato della città che ogni anno, in perpetuo, si andasse in processione a questa chiesa, nel giorno della festa di Sant’Antonio. Questa usanza, probabilmente, decadde alla fine del secolo per celebrare la ricorrenza di San Sebastiano che si commemorava tre giorni dopo, il 20 gennaio.
Nel 1588, ai 26 di giugno, fu qui celebrata solennissima festa in occasione del Corpus Domini. Si fece la processione col sacramento, che si portò per questo borgo e per quello detto Fontenuovo.